Le vendite internazionali (vestiario esterno, maglieria, camiceria e abbigliamento in pelle) si portano al 61,3% del turnover settoriale. Al contrario, i consumi nazionali faticano a riprendersi.
Disaggregando il dato per linea di prodotto, nei primi undici mesi del 2016 il fatturato estero delle principali merceologie monitorate mostra dinamiche positive, comprese tra un +8,1% della camiceria e un +2,6% del vestiario donna, passando per un +5,0% della maglieria. Di contro, l’export di confezione in pelle risulta in flessione del -11,8%, per il secondo anno consecutivo.
Nei dodici mesi, il fatturato estero dovrebbe archiviare una crescita del +3,9%, superando quota 8 miliardi di euro. Di contro, l’import di moda donna, caratterizzato da dinamiche negative per gran parte del 2016, si dovrebbe assestare sui livelli del 2015, ovvero sui 4,3 miliardi (+0,3%). Il surplus commerciale di settore dovrebbe incrementarsi, portandosi sui 3,7 miliardi euro.
Principali mercati di destinazione
In ambito UE, la Francia, primo mercato di sbocco della moda femminile made in Italy con una quota dell’11,5%, assiste ad una dinamica del +4,4%, mentre la Germania presenta un’evoluzione del +5,0%.
Anche il Regno Unito prosegue nel trend di crescita, archiviando una variazione pari al +4,6%. La Spagna, dopo la crescita a doppia cifra sperimentata nel 2015, decelera facendo registrare comunque un +5,2%.
Sia gli Stati Uniti sia Hong Kong, cresciuti di oltre il 20% nel 2015, rallentano in maniera significativa, fino ad evidenziare rispettivamente un -1,2% e un +6%.
L’export verso la Russia, che nel 2015 aveva lasciato sul campo il -32,6%, ha assistito ad un progressivo recupero, che porta a contabilizzare nei primi undici mesi dell’anno un timido ma importante dato di segno positivo, pari al +0,6%.
Il Giappone, invertito il trend nel 2015, ha visto consolidare la crescita, accelerando al +5,1%.
L’export verso la Cina archivia, invece, un robusto incremento, pari al +8,7%, mentre la Corea del Sud segna un aumento del +5,4%.
Retail
Nel periodo in esame le catene, primo canale a quota 45,7% del mercato a valore, presentano un incremento del +4,3%. Le vendite on-line archiviano, invece, una variazione pari al +19,2% (decisamente superiore al +10,8% segnato nel medesimo periodo dalla moda uomo) e raggiungono così il 5,1% del mercato.
Il dettaglio indipendente, sceso a quota 24,3%, accusa ancora una volta perdite accentuate, nella misura del -8,7%. La GDO cede il -6,5%, mentre il sell-out intermediato dall’outlet arretra di oltre il -30%.
Nota a cura del Centro Studi di Sistema Moda Italia